Cambio di rotta
Ci sono posti in cui lo stato è assente da sempre, posti dimenticati e sconfitti ad ogni azzardata partenza. Sono luoghi bui, quartieri disgraziati sorti per mano facoltose ai margini delle città, gabbie maleodoranti che imprigionano bestie rabbiose di cui nessuno osa curarsi. È da lì che vengo, da quei bassifondi muti che guadagnano una voce soltanto nei notiziari della sera. Mia madre dice che presto sarò una persona libera, che tornerò a casa e che noi tre, io, lei e il mio fratellino ci lasceremo tutto alle spalle e cambieremo vita, città. È convinta che le mie azioni siano un’inevitabile conseguenza della merda in cui viviamo e forse ha ragione, forse è a causa delle mie amicizie malate e di quella pidocchiosa baracca, rovente d’estate e ghiacciata d’inverno, che sono diventato la persona spregevole di oggi. Forse, o forse la mia e la sua sono soltanto fottutissime scuse per non dover fare i conti con la realtà e non dover ammettere che in fin dei conti siamo soltanto perdenti.